Le mie indipendenze by Kamel Daoud

Le mie indipendenze by Kamel Daoud

autore:Kamel Daoud [Daoud, Kamel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2017-04-16T22:00:00+00:00


1 Nizar Trabelsi (1970), calciatore tunisino diventato terrorista.

Milioni che scrivono solo due parole

Giovedì 21 febbraio 2013

Come un paese di migliaia di pazzi sfaccendati che passeggiano per il cosmo con etichette e matite per scrivere cose qua e là. Scrivere cosa? Le due parole magiche del sistema binario islamista: questo è haram, questo è halal. Da ormai vent’anni, è il sistema di calcolo preferito dal cervello locale: categorizzare gli oggetti della creazione con due concetti di origine alimentare e sessuale: halal o haram. Lecito o illecito. Il che ricorda un po’ lo sport preferito dei vecchi coloni e dei loro antenati esploratori.

All’epoca delle scoperte, dei geografi e delle strade verso le spezie, si mandava ovunque l’uomo bianco affinché facesse pesare un po’ la sua lingua, la sua visione, i suoi nomi e le sue cifre sulle nuove terre, sulle culture primitive o su quelle troppo deboli per obiettare. Ma il colonizzatore lo faceva per appropriarsi del mondo, mentre l’islamista e il bigotto (il suo derivato) lo fanno per non mangiare, per spossessarsi del mondo.

È quindi il tema di quasi tutti gli algerini odierni, o della maggioranza schiacciata tra se stessa e il cielo: passare l’intera giornata, dedicare gli incontri, le feste e le discussioni a decidere cosa sia haram e cosa halal. Il tutto in base ai rispettivi livelli di cultura, ai satelliti, ai libri letti, ai derivati delle fatwa o all’incultura. Un prodotto può passare da una categoria all’altra a seconda del mufti o dell’imam o a seconda della geografia o del denaro. Milioni di persone che scarabocchiano con le loro matite gli astri e le conchiglie per scriverci sopra queste due parole. Ed è inutile dir loro che nel Corano le cose haram si contano sulle dita delle mani: loro ne contano a milioni nella vita di ogni giorno. Se ne deduce che non si tratta solo dell’inseguimento di un rito e di uno spazio del sacro e dei tabù alimentari e sessuali, bensì di una tara della mente che è schizzata verso il cielo lasciando qui le scarpe. Una specie di volontà di “doppiare” la legge, le istituzioni, il mondo, la creazione e la modernità con un semplice gioco di numeri elementari: lo zero e l’uno. Una nevrosi di ridefinizione del mondo tramite il crudo e il cotto. Una tragedia. Vedere le guerre di liberazione, i martiri, i sacrifici, le élite, i milioni di libri letti, gli stanziamenti per l’istruzione, le elezioni, le lotte per la libertà e la democrazia, l’universo di Dio o della NASA, gli sforzi dei dotti e dei pionieri, ridotti a un inventario di imbecilli tra halal e haram. Vedere l’enigmatica diversità dell’universo ridotta a una logica da buttafuori all’ingresso del corpo umano.

E allora si capisce il dramma: nella sua conquista violenta, l’occidentale ha distribuito i nomi per raccogliere le ricchezze; l’islamista e il musulmano di oggi perdono le ricchezze riducendo il mondo a due concetti. Due parole. Due colori. Una tragica attività di cancellazione, di depennamento e oscuramento, con milioni di biro in



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